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Area Ambiente

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Perimetro di riferimento

Il capitolo include Acea Elabori, per il progetto Smart Comp; le attività del Polo per il trattamento dei rifiuti, degli impianti di termovalorizzazione e degli impianti di produzione del compost, tutti in Acea Ambiente; le attività di Aquaser e di Acque Industriali. Scarica il PDF integrale del capitolo

I nostri progetti

Acea Ambiente coordina il progetto “Sludge Mining” sulle materie prime critiche

Il progetto “Sludge Mining”, coordinato da Acea Ambiente in qualità di soggetto capofila, vuole contribuire ad identificare soluzioni a due problematiche rilevanti: la carenza di impianti per il recupero e lo smaltimento dei fanghi di depurazione, con lo scopo di offrire agli operatori di settore, a costi sostenibili e in linea con i principi dell’economia circolare, forme di smaltimento che valorizzino il recupero, e la diminuzione di alcune materie prime considerate “critiche” (Critical Raw Materials) dall’Unione Europea, quali minerali, nutrienti e combustibili fossili, dovuta all’intenso sfruttamento di miniere e giacimenti.
La soluzione progettuale proposta integra tecnologie industriali avanzate e processi innovativi per recuperare sia la componente organica che i materiali di valore contenuti nei fanghi di depurazione, trasformando il rifiuto in risorsa. “Sludge Mining” integra tecnologie destinate all’upgrading dei prodotti ottenuti dalla reazione di carbonizzazione idrotermica, ovvero l’hydrochar, e la fase liquida. L’obiettivo del processo è estrarre dal solido i prodotti inerti di maggior valore (materie prime critiche) quali fosforo, silicio, magnesio e ridurre il contenuto di ceneri incrementando la concentrazione di carbonio. Il carbonio prodotto verrà utilizzato come sostituto del carbone fossile, per la produzione di materiali avanzati e prodotti biologici innovativi, contribuendo in tal modo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili nell’industria manifatturiera ed energetica. La fase liquida verrà processata tramite digestione anaerobica da cui si produrrà biogas che verrà separato per produrre biometano. Il processo consentirà di ottimizzare l’efficienza energetica di tutto il sistema. Sarà sviluppato un impianto dimostrativo destinato alla validazione del progetto.
I partner del progetto, oltre ad Acea Ambiente, sono il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali, l’Università di Firenze, l’Università di Pisa, l’Università di Siena, il Politecnico di Milano e il Consorzio per la ricerca e la dimostrazione sulle energie rinnovabili.

Acque Industriali coordina il progetto “NANOBOND” per trattare fanghi e sedimenti contaminati

l progetto coordinato da Acque Industriali denominato “NANOBOND” – NanoMateriali per la Bonifica associata a Dewatering di matrici ambientali –, ammesso al co-finanziamento regionale tramite il Fondo Europeo Sviluppo e Ricerca (POR-FESR 2014-2020), si propone di sviluppare un nuovo sistema integrato di trattamento per la gestione di fanghi e sedimenti di dragaggio contaminati, basato sull’utilizzo di materiali nanostrutturati innovativi con caratteristiche di eco-compatibilità ed eco-sostenibilità (eco-friendly). Il progetto intende implementare l’utilizzo di elementi tubolari in geotessile drenante impiegati per la disidratazione di fanghi e sedimenti (dewatering) integrandolo con l’azione decontaminante dei materiali nanostrutturati (nanoremediation). Ciò permetterà di abbattere i contaminanti presenti nell’acqua reflua e nei sedimenti, di ridurne sensibilmente i volumi e i relativi costi di trasporto e di trasformare i sedimenti bonificati da “rifiuto” in “risorsa” per la sistemazione di argini, il recupero della sezione idraulica ed eventuali altre applicazioni.
Mediante lo sviluppo di tecniche di nanoremediation associate al dewatering, “NANOBOND” approccia il tema dei dragaggi e della gestione di fanghi e sedimenti, legati alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua, fornendo soluzioni concrete per il dissesto idrogeologico e il mantenimento delle aree portuali, sempre più spesso soggette ad insabbiamento. Questa tecnica risulta efficiente in termini di capacità di abbattimento dei contaminanti e dei tempi di attuazione e facilmente scalabile per applicazioni in situ su larga scala con costi competitivi.
Il sistema è stato sperimentato su dragaggi di sedimenti marini (Porto di Livorno), salmastri (Canale dei Navicelli) e d’acqua dolce (fossi di scolo acque), dove la necessità di rimuovere quantità variabili di sedimenti contaminati è divenuta una priorità assoluta a livello regionale, nazionale ed europeo. È stata posta particolare attenzione alla scelta di materie prime da fonti rinnovabili, anche da riciclo, amidi da tuberi e polpa di carta da macero per la sintesi dei nanomateriali/strutture, con costi di produzione e di processo competitivi nel pieno rispetto della sicurezza ambientale. Questi principi sono alla base della green nanotechnology per lo sviluppo di nanotecnologie sicure per l’ambiente e la salute umana (nano-ecosafety) che riducano al minimo i rischi legati alla produzione e all’impiego durante l’intero ciclo di vita.
I partner del progetto, oltre ad Acque Industriali, quale capofila, sono il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali, le Università di Siena, Pisa, Torino e Politecnico di Milano, ISPRA, ERGO (Start-up della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), LABROMARE, BIOCHEMIE Lab e la Cartiera BARTOLI per la produzione di (nano)materiali e ASEV Ag. per lo sviluppo e Distretto Tecnologico.